Allenamento 10-16/06/13
Ed ecco , finito il corso di alpinismo avanzato A3. E’ stato davvero portare ai miei limiti (forse anche un po’ oltre) le energie e il livello tecnico di come posso affrontare la montagna. Questa settimana infatti praticamente l’ho passata a recuperare dal sabato scorso e a prepararmi per il weekend finale, destinazione rifugio Torino , Monte Bianco, 3350 metri.
Mi accorgo che per circa un mesetto ho abbandonato buona parte della progressione fisica e tecnica (del parkour), e soprattutto di movimenti impegnativi psicologicamente, perchè le energie sopratutto di sfida era impiegate su questo fronte. E va bene cosi, un altro piccolo passo avanti.
Mercoledi ho tenuto la seconda lezione di Junglewave, sicuramente un po’ stanco ma ho preparato una lezione più improntata sulla mobilità e agilità: diversi movimenti in accosciata, con movimenti vari di spostamento e recupero, poi cadute, avanti e indietro, unite al recupero di oggetti per i più avanzati. Quindi movimenti di swing e girate con i sandabag e poi un super workout finale: 51 passi di quadrupedia, 11 salti su rialzo e 11 solelvamenti per 10 minuti.
Nel frattempo tra lunedi e giovedi ho smontato la struttura del circo, che cambierà sede. qualche centinaio di kg di tubi e cassoni da spostare a circa 100 metri…diciamo che è stato un buon allenamento sul trasporto di oggetti 🙂 (e grazie a Mattia, per l’indispensabile aiuto). In attesa di rifarlo tra qualche mese, per ripartire con gli allenamenti indoor.
Sabato e Domenica come scritto sopra ho l’ultima uscita con il Cai di Arona, sul gruppo del Bianco. La funivia fa circa 2000 metri in 20 minuti, e l’arrivo cosi veloce a 3300 metri non mi lascia indifferente. La prima cosa che noto è la fatica a fare scale o sollevare bagagli…inoltre ho anche riposato poco, dall’1 alle 4 fanno 3 ore. in più per me è la prima volta cosi in alto.
Pensavo la prima giornata fosse solo di acclimatamento e invece ci tuffiamo subito su una prima scalata all’Auiguille de toule, versante ovest, classificata AD-. La salita , dopo un breve avvicinamento su ghiacciaio, si rivela non difficilissima e nemmeno lunghissima, circa 150 metri di dislivello, ma quello che si fa sentire sono le condizioni ambientali per me del tutto inedite.
Inoltre la discesa, come ho capito spesso accade, si rivela più difficile che la salita, sempre effettuata in conserva e su pendio abbastanza ripido tra neve molle e qualche roccetta lungo la cresta opposta. Finiamo con qualche manovra di prova di recupero da caduta in crepacio di ghiacciaio..
Al ritorno al rifugio scopro di avere un bel mal di testa e di essere già un po’ stanco…anche mangiare non è scontato, e cosi anche la notte passa difficile: la cosa che più risulta incredibile e sentire il proprio cuore battere cosi forte da essere infastiditi dal rumore. Sinceramente ho avuto qualche dubbio di poter affrontare la salita il giorno dopo, cioè alle 2 del mattino, dato il calore della camerata ho pensato anche di avere la febbre (ma anche questo, scopro, è stata un’esperienza comune a tanti altri).
Al risveglio mi accorgo pero’ di non essere il messo peggio dopo la notatta…mi faccio forza e riesco a mangiare qualcosa a colazione. Mi accorgo che più che fisicamente, è la deliberata volontà di rimettersi in gioco con il rischio e la fatica che sembra mancare un po’. Pensi alle comodità, e quel che ti manca o che desideri finita questa esperienza. Pensi che è la tua prima volta e che forse non devi esagerare.
Poi in realtà verso le 3 ci mettiamo in cammino e tutto fila liscio, le gambe camminano tranquille, il fiato e il battito è regolare, lo stomaco digerisce la colazione piano piano. Direzione Couloir Gervasutti, via di neve e ghiaccio per la Tour Ronde, cima di 3800 metri del Bianco. La salita è di circa 300 metri in canale tra i 45° e 50° , e poi altri 100 metri di dislivello in arrampicata su misto di neve e roccette e cresta, il tutto classificato AD.
La parte più complicata si rivela la crepacia terminale, praticamente un solco nel ghiaccio prima di iniziare la salita…molto aperto e che richiede una certa atleticità per superarlo, almeno al primo che porta oltre la corda.
La salita risulta si faticosa, ma non troppo difficile, su neve buona e bene scalinata e con una bellissima uscita….dopo aver individuato l’itinerario per la salita in vetta finale, la si raggiunge con un ultimo sforzo e dalla quale, anche grazie alla meravigliosa giornata che il meteo ci ha regalato, godiamo della vista di tutto il gruppo del Bianco, e di tutte le alpi.
L’intera escursione è durata circa 10 ore…e anche da questo si capisce come le tempistiche, con banali contrattempi o difficoltà, possono espandersi notevolmente.
Grazie a chi mi ha insegnato il poco che so e chi mi ha aiutato anche solo incitandomi, e alla soddifazione di esserci arrivato. Ora si tratta di mettere in pratica le nozioni apprese e di allenarsi su quel terreno. A presto!